Gli studi scientifici sul Ganoderma

Forma e colore del fungo

Il Ganoderma ha un aspetto così singolare che molti, quando lo vedono per la prima volta, dubitano possa essere un fungo che cresce spontaneo: la sua superficie, infatti, sembra lucidata. Quando è fresco, il fungo, il cui cappello ha un diametro di circa cinque-quindici centimetri, ha una consistenza coriacea. Non appena si secca, però, cambia e assomiglia molto di più al sughero o a un legno tenero.

Quando si asciuga, si palesa anche un'altra sua caratteristica: non raggrinzisce e mantiene la sua forma originaria. Seccandosi, inoltre, non marcisce. Proprio per questa sua durevolezza e tenacia, in Giappone è chiamato anche "Mannentake", che all'incirca significa "fungo millenario, fungo eterno".

Di norma il Ganoderma ha la forma di un rene. A seconda, poi, dei fattori che ne influenzano la crescita, questa pianta assume forme diverse. Quella forse più singolare e anche più rara, presente in natura, assomiglia alle corna di cervo e si manifesta quando il fungo cresce al buio. In Giappone questo esemplare si chiama "Rokkakushi", vale a dire "fungo a forma di corna". Si tratta di caratteristiche significative dal punto di vista medico, da considerare con grande attenzione.

Finalmente il Ganoderma può essere anche coltivato

Di fronte al fatto che la probabilità di trovare un fungo simile, indipendentemente dalla  forma o dal colore, è estremamente bassa, non era possibile, fino a poco tempo fa, studiarne scientificamente gli effetti. Chi era così fortunato da scovare uno di questi esemplari, lo custodiva come un tesoro e lo usava solo quando un membro della famiglia si ammalava o stava per morire.

La situazione è cambiata solo qualche decennio fa. Dopo che per secoli tutti i tentativi di coltivare e commercializzare il Ganoderma sono falliti, il giapponese Shigeaki Mori ha individuato un metodo di coltivazione su larga scala. Non per niente, Mori era un coltivatore di susini e a lui si rivolgevano spesso i malati di cancro per avere il Ganoderma. Si dovette attendere, però, più di quindici anni prima di trovare il giusto metodo di coltivazione che attecchisse rapidamente nei Paesi asiatici e che a tutt'oggi, però, deve essere ulteriormente perfezionato.

Chi conosce la Medicina tradizionale cinese sa che, anche in presenza di casi clinici particolarmente difficili, è ritenuto valido ciò che si trova scritto negli antichi erbari. A differenza della medicina occidentale, la classica medicina orientale chiama in causa una tradizione che dura da millenni. In questo arco di tempo i suoi metodi sono stati testati su milioni di persone, ottenendo risultati così lusinghieri da sconvolgere persino i guru della medicina moderna.

"La Medicina naturale cinese non ha mai conosciuto crisi e non è mai caduta nell'oblio, come è capitato ai metodi curativi sperimentati da Babilonesi, Egiziani, Greci e Indiani. Essa ha costituito per millenni una componente viva e in evoluzione della civiltà del Paese. Poiché i Cinesi possiedono una particolare predisposizione pratica, essi traggono vantaggio da quello di cui dispongono. Il regno vegetale è una delle loro ricchezze e hanno sempre saputo servirsene. Nessun altro popolo possiede un così ricco patrimonio di fonti scritte sull'impiego curativo delle erbe, preziose anche per la preparazione dei farmaci moderni".

 

Frank-Daniel Schulten : REISHI il fungo dell'immortalità, 2007